Qual’è la situazione attuale?
Il rischio di un aumento dell’inflazione è reale. I lockdown, volti ad arginare la pandemia, hanno causato colli di bottiglia dell’offerta, con conseguente aumento dei prezzi delle materie prime e di altri fattori produttivi; anche i tempi di consegna si sono allungati, riducendo ulteriormente la disponibilità delle merci.
Le imprese stentano a tenere il passo con il rapido aumento della domanda, dovendo ricostruire le catene di approvvigionamento duramente colpite dalla pandemia. Problemi come la carenza di container fanno lievitare i costi di trasporto delle merci e creano non poche difficoltà alle aziende. Più a lungo persistono tali circostanze, più diventa probabile che le imprese trasmettano i costi alla clientela applicando prezzi più elevati.
La pandemia ha anche cambiato il nostro modo di vivere e di lavorare, modificando quindi le nostre esigenze. Acquistiamo maggiori quantità di alcuni beni, ad esempio dispositivi elettronici e materiale per la manutenzione dell’abitazione, rispetto a quanto le imprese fornitrici avessero preventivato. Componenti importanti come i semiconduttori sono improvvisamente difficili da reperire. Quando le imprese non riescono a tenere il passo con il ritmo a cui i consumatori desiderano acquistare, i prezzi aumentano.
Secondo le rilevazioni dell’Istat, a dicembre i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona hanno raddoppiato la loro crescita da +1,2% a +2,4%
Cosa accade agli investimenti?
Obbligazioni
L’effetto principale è l’aumento dei tassi di interesse: le Banche Centrali che hanno come obiettivo il mantenimento di un'inflazione intorno al 2% annuo, effettuano aumenti dei tassi per frenare la corsa dei prezzi.
Esemplifichiamo quelle che possono essere le conseguenze su un asset tipico presente nel portafoglio del risparmiatore italiano.
Supponiamo di avere acquistato un anno fa un’obbligazione al prezzo di 1000 con scadenza a 10 anni e con interessi annui prefissati del 2%.
L'aumento dei tassi di interesse ha come conseguenza che obbligazioni simili alla nostra offrono oggi un tasso del 3,0% conseguentemente il prezzo del nostro titolo avrà una quotazione inferiore rispetto a 12 mesi fa. Perché questo? Perché avremo un rendimento a scadenza della nostra obbligazione originaria pari a 2% x 9 (anni a scadenza), ossia il 18% ma la nuova obbligazione a parità di durata (9 anni) offre un ritorno del 3% x 9 vale a dire del 27%. Il differenziale di rendimento tra le due obbligazioni tende a colmarsi con effetto sul prezzo della nostra obbligazione, questa avrà una diminuzione di prezzo (di vendita) di circa 9 punti percentuali.
Azioni
La relazione tra inflazione e il prezzo delle azioni non è diretta e non esiste una regola assoluta. Per gli investitori le azioni possono offrire protezione dall’inflazione nel lungo termine, ciò significa che il valore monetario di un’azione o di un portafoglio di azioni può rivalutarsi quando l’inflazione aumenta.
Nel breve periodo una crescita dell'inflazione crea tensione sulle azioni essendo percepita come "elemento di disturbo" per la crescita economica ed aziendale.
Come possiamo fronteggiare l’aumento dell’inflazione ed eventualmente trarne vantaggio?
Possiamo affrontare l'aumento dell'inflazione attuando un processo d'investimento che abbia METODO E DISCIPLINA attraverso:
regolarità di acquisto
diversificazione
individuazione di macro trend strutturalmente destinati alla crescita
strumenti di protezione
Una strategia per proteggere i portafogli obbligazionari dall'aumento dei tassi di interesse è quella di ridurre l'esposizione alle obbligazioni a lunga scadenza, poiché le obbligazioni con scadenze più lunghe sono maggiormente colpite dall'incremento dei tassi rispetto a quelle con scadenze più brevi. Prediligere le obbligazioni indicizzate all'inflazione e le obbligazioni bancarie ed assicurative (settori tradizionalmente favoriti in caso di rialzo tassi).
Per quanto concerne l'asset azionario occorre inserire o incrementare in portafoglio le azioni value prediligendole alle azioni Growth più sensibili a politiche monetarie restrittive.
Brevemente le caratteristiche:,
Azioni Growth: Il settore Growth per eccellenza è quello tecnologico, molte aziende Growth appartengono a questo settore perché il mercato ha elevate attese di crescita per i prossimi anni e i prezzi incorporano appunto queste aspettative. Anche il settore farmaceutico è un settore Growth, grazie alla presenza dei brevetti che consentono alle società pharma di avere una protezione sugli utili. La strategia di Growth investing si fonda proprio sulla scelta di titoli con prospettive di crescita nel breve periodo superiore alla media.
Azioni Value: Solitamente questo tipo di titoli appartiene a società più stabili, che generano annualmente una discreta quantità di utili e che quindi sono più appetibili per gli investitori con una minore propensione al rischio. In genere sono aziende mature, hanno tassi di crescita costanti e hanno entrate e utili relativamente stabili. La maggior parte delle azioni value paga dividendi, sebbene questa non sia una regola fissa.
Il nostro consiglio
Un fenomeno come quello attuale, ossia di generalizzato aumento dell'inflazione deve essere gestito attivamente ma non deve "spaventare" eccessivamente il risparmiatore, semplicemente è opportuno attuare delle modifiche parziali all'asset complessivo inserendo quota parte, ovviamente rispettando orizzonte temporale e profilo di rischio nei portafogli, prediligere/sovrappesare (se già presenti in portafoglio) azioni value, materie prime e obbligazioni indicizzate all'inflazione, sottopesare e/o acquistare gradualmente azioni Growth e obbligazioni a medio/lungo termine.
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